
Era il 1945 e Eduardo De Filippo scriveva la commedia “Napoli milionaria”, quella, per intenderci, che si chiude con la celeberrima frase “Ha da passà’ a nottata”.
Nella commedia si racconta di Rituccia, figlia di Gennaro e Amalia, che è molto malata; che solo una medicina. introvabile in una Napoli distrutta dalla guerra, può salvarla, e sempre che arrivi in tempo; che la medicina viene donata con un atto di commovente generosità da una persona precedentemente vittima della malvagità e avidità di Amalia; che una volta somministrata si deve attendere che faccia effetto, sempre che non sia troppo tardi.
Vedo una certa similitudine tra Rituccia e l’Italia del 1945.
Rituccia è molto malata; serve una medicina all’apparenza introvabile. L’Italia è anch’essa messa molto male: deturpata dalle bombe e distrutta da una guerra civile.
D’altro canto, lo stesso Eduardo fa dire a Gennaro:” Amà, nun saccio pecché, ma chella creatura ca sta lla dinta me fa pensa ‘o paese nuosto”.
Come per Rituccia, anche per l’Italia ci vuole una medicina.
E una medicina arriva: si chiama “libertà”; si veste di pari dignità; cambia vestito: da regno diventa repubblica; indossa una nuova “Costituzione”; riceve aiuti. Si grida al miracolo: l’Itala è milionaria! Ma quell’Italia viene anche maltrattata, violentata, deturpata nel suo aspetto, depredata, derubata, anche se, ipocritamente esibita come la più bella del mondo. Cresce ma non guarisce. Si ammala sempre di più. Invecchia: ora ha 80 anni! Serve una nuova medicina. Anzi, serve la medicina che era stata donata a Rituccia: una medicina fatta di gesti d’amore, di solidarietà, di altruismo. Ma ora come allora difficilmente si trova. E quand’anche si trovasse, ci dovremmo chiedere quello che Gennaro crede di vedere nel volto di Amalia: ”Come ci risaneremo? come potremo ritornare quelli di una volta? Quando?”
Riflessione di Vincenzo Vivaldi
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